Report: Gender equality, ne sappiamo davvero abbastanza?

Gender equality, gender mainstreaming. Queste sono le parole chiave del progetto a cui abbiamo partecipato qualche settimana fa. Per voi un report di quello che abbiamo appreso sulle “Questioni di genere”.

“Towards  a gender mainstreaming”

Questo è il titolo del progetto nato in Armenia nel 2015 e tenutosi dal 30 ottobre al 7 novembre 2016 a Marines, in Francia. Alcune associazioni no-profit, come la nostra, hanno hanno espresso il loro interesse a impegnarsi in una riflessione globale sulla parità di genere, per poi applicare le strategie e le buone prassi rilevate dall’incontro con le altre organizzazioni e riportarle all’interno dei loro contesti (locali).

La prima parte del progetto è quella legata al training course, dove varie organizzazioni da tutta Europa si sono incontrate e hanno partecipato ad attività legate alla parità di genere a Marines in Val d’Oise. A questa fase seguirà la parte sperimentale in cui i partecipanti potranno sperimentare l’approccio “mainstreaming” di genere all’interno della loro organizzazione e infine la fase del seminario per condividere esperienze e risultati.

I partecipanti delle diverse associazioni coinvolte lavorano alle attività del progetto nella fase di Training

Riflettere sulla parola “Gender”

Vogliamo qui concentrarci sulla prima fase del progetto in cui delle attività molto particolari hanno portato i partecipanti a riflettere sulla parola “Gender”. Parità di genere, violenza di genere, visione di genere…tutte queste definizioni sono state analizzate, cercando di capire cosa cambia nella percezione delle persone quando parliamo delle differenze di genere, ma anche cosa significa mettersi dalla parte dell’oppresso.

Proprio per questo è stata dedicata una giornata al “Teatro dell’oppresso“, metodologia didattica che mira a ricostruire una storia di violenza, scendendo anche in esperienze personali, vissute sulla propria pelle, e provare a dare esiti e soluzioni, esempi di reazione e comportamenti diversi rispetto a come ci si è comportati realmente durante l’episodio violento.

Prima di arrivare a mettere in scena le storie i partecipanti, questi hanno dedicato la mattinata a compiere degli esercizi che, da una parte miravano a creare team building, dall’altra a cominciare a fare esperienza del concetto di oppressione prendendo di volta in volta le parti dell’oppresso e delle vittima. Questi esercizi hanno permesso a  tutti di mettersi ora da una parte, ora dall’altra della storia.

Le attività svolte durante il progetto

Ovviamente l’applicazione della metodologia didattica del “Teatro dell’oppresso” ha avuto luogo dopo che i partecipanti, attraverso dei dibattiti di gruppo, hanno riflettuto sui ruoli sociali maschili e femminili e sulla loro costruzione culturale, cercando di smontare gli stereotipi attraverso  lavori di gruppo e le riflessioni che emergevano in seguito. Quindi si è passati dall’osservazione dei modelli femminili sui giornali, all’ analisi di letture per bambini, fino ad arrivare ai percorsi storici che hanno visto le donne conquistare, agli inizi del Novecento, i loro diritti sociali e civili.

Le ultime due giornate sono state dedicate alla riflessione sulle esperienze vissute all’interno delle organizzazioni partecipanti, esponendo impressioni e valutazioni del rispetto delle differenze di genere sia all’interno dell’associazione che all’interno dei progetti scritti ed effettuati.

Tutte le organizzazioni partecipanti, compreso noi di Aicem, ci siamo impegnati a portare avanti un progetto all’interno della nostra stessa organizzazione sulle questioni di genere, con la prospettiva di una collaborazione tra le diverse realtà associative per dare un respiro internazionale ai diversi progetti nati durante il training tenutosi a Marines.

È stata un’esperienza forte, importante ed emotiva per avvicinarci ancor di più ad un argomento delicato, ma che necessita di definizioni, spiegazioni e di misure preventive.

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